Paolo Pompei nasce a Pietrarubbia (P.U il 5/11/1959). Nella sua autobiografia si definisce “Scultore, pittore materico, fotografo. La passione per la scultura lo accompagna sin dalla sua nascita artistica; agli inizi figurativo, ma dagli anni ottanta astratto, informale, minimale geometrico,primitivo,materico. Usa la materia e il fuoco”. Una scarna ma efficacissima autopresentazione da cui evince soprattutto come la vocazione artistica abbia trovato origine e stimolo soprattutto nella scultura; quando si è scultori dentro, ogni altra “distrazione”, per quanto affascinante e tentatrice, è transitoria e accessoria a una vocazione che nasce dalla concretezza delle forme.Essa rivela all’artista le sue potenzialità espressive nel travaglio del creare in concreto; è presenza, non è solo da guardare;si presuppone una convivenza, una compromissione, un dare ed avere impegnativo assolutamente unico. Pompei se ne fa convinto e cerca nei segreti di essa il manifesto dei suoi stessi segreti a partire dai più irrivelati e profondi. Se ne è fatto adepto pregustandone il fascino e appassionandosi ad essa tramite la materia; scegliendo nel campionario di quelle disponibili la più ancestrale e remota; origine della sua stessa origine di scultore: l’argilla. Passandola per il fuoco – egli precisa sperimentandone la durezza così singolarmente antitetica alla sua fragilità. Queste suggestioni hanno continuato ad ispirarlo anche quando è passato ai metalli, intravvedendo in essi, nella loro resistenza e componibilità altre opportunità costruttive non meno affascinanti, sia in applicazione di forme imponenti, di tipo monumentale, sia sperimentando in dimensione minimale, ma con ricchezza di elementi espressivi di sorprendente preziosità. Pietrarubbia, sua patria d’origine, è sede vocata a questo tipo di lavorazione “orafa”, grazie all’esistenza in loco di un centro di formazione e ricerca che ha avuto come maestro ideatore e fondatore Arnaldo Pomodoro, seguito da presso da un indimenticato, generoso quanto umile artista che Pompei avrà certamente conosciuto ed apprezzato, come del resto chi scrive: lo scultore Giovanni Gentiletti.Pompei estrae le sue sintesi formali richiamandosi genericamente alla geometria, proponendone accostamenti cromatici, assottigliamenti e luminose aperture tendenti a formare un tracciato stimolante, prevalentemente ascensionale, indicativamente introspettivo, ricco di evocazioni ed accensioni di notevole suggestione: è questo il “seme” che egli introduce nella ricerca destreggiandosi in modo eclettico, spontaneamente simbolico, di pregnante intensità spirituale, ricco di quella nobiltà che poggia su ciò che è originale e vissuto. La modernità vi si rivela attraverso un’originalità inedita enell’accostamento armonico di materiali, colori e tecniche varie, anche inventate; la tradizione si manifesta in virtù di un sapere che senza contraddizione, si lega a una manualità arcaica e a una storia che appartiene intimamente alla sua terra. Una cultura quella di Pompei che si innesta spontaneamente nel clima multietnico e globalizzato che si sta vivendo; egli partecipa a gruppi e simposi in varie parti del mondo, mantenendo tuttavia un ancoraggio di “riservatezza” che favorisca la riflessione e il silenzio; un’essenzialità austera seppur colma di risonanze. Condizioni queste che il suo Montefeltro favorisce ed ispira. Una storia, la sua, che si incrementa da decenni nell’incuranza di risultati opportunistici o venali, e nella gioia ineguagliabile del libero immaginare e del creare.
Lucio Del Gobbo